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L'individuazione secondo JUNG

Mandala
Tibetano - Tavola I/B Simbolismo del Mandala - IX Volume delle opere - pag. 348

Il MANDALA

Il termine Mandala (sanscrito maṇḍala), letteralmente significa «essenza», (maṇḍa), + «possedere» o «contenere», (la); è un termine simbolico associato alla cultura veda ed in particolar modo alla raccolta di inni o libri chiamata Rig Veda. Indica pertanto il possedere l'essenza, spesso tramite un diagramma circolare costituito dall'associazione di diverse figure geometriche, le più usate delle quali sono il punto , il triangolo, il cerchio ed il quadrato. Il disegno riveste un significato spirituale e rituale sia nel Buddismo che nell'Hinduismo.

Dal punto di vista della Psicologia Analitica generalmente indica la rappresentazione figurativa dei cerchi eseguiti per realizzare una profonda esperienza interiore. Come strumento aiuta nell'esercizio della meditazione, della concentrazione interiore e dell'ascesi mistica e ha il fine di dare un ordine e un'armonia all'esperienza interiore. Il Mandala può essere raffigurato anche dalle danze circolari come usano fare i monaci dervisci. Le immagini Mandala più belle si trovano nella tradizione buddista tibetana. In termini figurativi si tratta di figure circolari che delimitano e comprendono contemporaneamente uno spazio interno ed uno esterno, uno spazio sacro (temenos).e uno spazio profano (il mondo esteriore).

Non vi è al mondo un altro disegno simbolico così universale come il Mandala; compare in tempi diversi e in ogni cultura, dato che il più antico sin qui conosciuto è una "ruota solare" paleolitica scoperta nell'Africa del sud. Mirabili esempi di Mandala cristiani si trovano, invece, già nel primo Medioevo, e mostrano perlopiù Cristo nel centro ed i quattro evangelisti o i loro simboli ai quattro punti cardinali. Inoltre possiamo osservare figure mandaliche nei rosoni delle nostre chiese, nei labirinti, nelle forme di certi templi, come pure nei siti etruschi e romani. Anche la natura attorno a noi spesso si presenta sotto forme mandaliche: nella frutta, nelle pietre, nei fiori, tra gli alberi, su nel cielo. Oltre ad essere disegnati i Mandala vengono anche "vissuti": in India esiste la danza del mandala, tra gli indiani Navaho la persona da curare viene collocata al centro del cerchio disegnato sul terreno, mentre in occidente l'idea del centro e del cerchio protettivo si ritrova in numerose danze popolari oltre che nel girotondo dei bambini.

Carl Gustav Jung ne ha fatto uno strumento di studio della personalità dell'uomo e sull'argomento ha scritto quattro saggi, dopo averli elaborati per oltre venti anni. Secondo Jung, durante i periodi di tensione psichica, figure mandaliche possono apparire spontaneamente nei sogni per portare o indicare la possibilità di un ordine interiore. Il simbolo del Mandala, quindi, non è solo solco intorno al centro, un recinto sacro della personalità più intima, un cerchio protettivo che evita la "dispersione" e tiene lontane le preoccupazioni provocate dall'esterno. C'è di più: oltre ad operare al fine di restaurare un ordine originario, tale struttura persegue anche la finalità creativa di dare espressione e forma a qualche cosa che tuttora non esiste, a qualcosa di nuovo e di unico. Come afferma Marie-Louise Von Franz (allieva di Jung), il secondo aspetto è ancora più importante del primo ma non lo contraddice poiché, nella maggior parte dei casi, ciò che vale a restaurare il vecchio ordine, comporta simultaneamente qualche nuovo elemento creativo.

Jung fa una distinzione tra Mandala cultuale e Mandala personale.

Il Mandala cultuale appartiene alla tradizione religiosa ed ha un numero limitato di contenuti ed uno stile particolare. Solitamente il Mandala orientale contiene tre cerchi dipinti di nero o turchino che hanno l'obiettivo di circoscrivere e separare l'esterno dall'interno, ma quella che sembra una esclusione è anche il suo opposto, ossia, l'inclusione. Al bordo esterno può corrispondere uno o più simboli che sono rappresentati da figure di animali, da fiori, da saggi o monaci, a secondo del livello di consapevolezza e di ciò che si vuol comunicare; il fuoco può rappresentare la forza del desiderio più puro, non elaborato, quindi, la parte più primitiva o la morte se c'è la rappresentazione di una tomba. Procedendo verso il centro, all'interno, possiamo trovare ghirlande di fiori di loto o elementi che ricordano la quaternità (il chiostro con quattro pilastri o la croce): essi alludono all'isolamento, necessario per la meditazione e la concentrazione. Sempre all'interno si possono trovare i quattro colori fondamentali: rosso, verde, bianco e giallo che rappresentano le quattro direzioni celesti. Nell'ultimo cerchio, separato a sua volta da un altro cerchio c'è il centro, elemento essenziale in quanto è la meta della contemplazione. "Scopo della contemplazione dei processi rappresentati nel Mandala è che lo yogin prenda coscienza della divinità: e cioè che, attraverso la meditazione, si riconosca egli stesso come dio ed esca dall'illusione dell'unicità individuale per ritornare all'universale totalità dello stato divino". (Jung Opere Boringhieri vol.IX*)

Il Mandala individuale è per Jung l'archetipo per eccellenza: il "che sembra rappresentare, come l'Io per la coscienza, il punto di riferimento per la psiche inconscia" (Jung Opere Boringhieri vol. XVIII) ed è, quindi, appannaggio della psicologia del profondo. Le forme circolari e sferiche, la quaternità, la quadratura del cerchio, sono immagini che rappresentano il Sé e si esprimono attraverso i sogni, le fiabe, l'alchimia, l'immaginazione attiva, le arti figurative, atteggiamenti o movimenti corporei e certi stati di alterazione della psiche. Dal punto di vista psicodinamico il Mandala è ciò che esprime la possibilità di raggruppare e di conciliare tutti quegli elementi opposti tra loro, esclusi dalla coscienza, diventati inconsci e sconosciuti al singolo individuo, ma che hanno una modalità universale di manifestarsi. Universale in quanto le ricerche transculturali di Jung hanno mostrato che ogni cultura e ogni religione ha la sua rappresentazione mandalica (quadrata e/o circolare) e che l'inconscio ha un doppio strato: quello più superficiale, denominato inconscio personale, abitato soprattutto dai conflitti personali rimossi, l'altro più profondo, chiamato inconscio collettivo, dove risiedono gli archetipi e le loro rappresentazioni. "La normale azione dell'inconscio collettivo si manifesta nel processo di sviluppo psichico dell'individuo, il cosiddetto processo di individuazione, le cui fasi sono animate dagli archetipi."(Ibid.)

I contenuti possono essere proiezioni, personificazioni della personalità sia nella sua interezza compatta che nella sua temporanea disgregazione. Il mandala è uno spazio, secondo Jung, al cui interno gli opposti dialogano tra loro alla ricerca di una integrazione, e la sua circonferenza da un lato impedisce il defluire incontrollato dell'energia psichica, dall'altro previene l'inflazione dell'Io.

"La meta del processo psicoterapeutico, che mira a equilibrare la psiche sfruttando una naturale tendenza verso l'individuazione, è descritta dall'inconscio collettivo attraverso il simbolismo dei mandala..."(Ibid.)

Paola Carabini, Antonio Grassi

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